martedì 15 febbraio 2011

Marco Pantani: luci e ombre sulla vita e la morte di un campione

Ci sarebbe da dire tanto su il "Pirata", Marco Pantani. Si potrebbero spendere fiumi di parole sulla sua persona, sul suo modo di vivere lo sport e sopratutto sulle sue sopraffine vittorie, che hanno riportato il ciclismo italiano ad un antico splendore, quello dell'irraggiungibile Fausto Coppi. Coppi e Pantani, due storie simili, due grandi personaggi dell'ultimo secolo, portatici via troppo presto, quando ancora potevano regalare tanto a chi li circondava. Ma vorremmo passare con questo post, al momento più tragico, il culmine di una storia strana, ambigua, la storia che ha portato alla morte di Marco Pantani. Una vicenda di droga, spacciatori, dame nere e personaggi mai usciti dall'ombra di una omertà strana per un ambiente di spacciatori di periferia. Troppe le incongruenze e le coincidenze, tali talmente evidenti che hanno portato la stessa madre di Marco, la signora Tonina Belletti, a pensare che il figlio non sia morto per una overdose di farmaci ingeriti spontaneamente, ma bensì che sia stato assassinato da qualcuno. A seguire questa pista non vi è solo una donna affranta per la scomparsa del figlio, ma anche giornalisti come Philippe Brunel che, scrivendo il libro "Gli ultimi giorni di Marco Pantani", hanno riaperto una serie di quesiti che andrebbero ad incocciare con quella che è la versione ufficiale dei fatti.

Possiamo portare degli esempi:

Nel cestino della spazzatura, la notte della morte, vennero ritrovati i resti di una cena proveniente da un ristorante cinese. Era risaputo che Marco Pantani non mangiasse quel tipo di cibo, pertanto chi era in stanza con lui quella notte?

Sul suo corpo vengono rinvenuti evidenti segni di colluttazione, ma nessuno verificherà mai se, sotto le unghie del ciclista, fossero presenti residui di pelle che potevano condurre all'assassino.

I poliziotti che arrivarono sul luogo del fatto non redigeranno mai il verbale. Perchè?

Oppure, per quale motivo il dott. Fortuni colloca l'ora del decesso alle 11.30 e il dott. Toni alle 19?
Inoltre il medico legale, dopo l'autopsia, dichiarerà di essere stato seguito. E perché la camera fu ritrovata come ci fosse stato un corpo a corpo?

Ma sopratutto, perchè il medico che eseguì l'autopsia portò a casa propria il cuore di Pantani "nel timore che qualcuno lo trafugasse"?

E poi ci sono alcune domande da porsi riguardanti il luogo del decesso. Per quale motivo il residence le Rose, quando Pantani aveva la propria abitazione a pochi passi? Che cosa lo spinse a restare all'interno del sopracitato residence per più giorni prima della morte?

E poi che cos'era quella strana palla di materiale commestibile e cocaina ritrovata vicino al cadavere del campione? Senza contare l'enigmatico biglietto lasciato sul comodino prima della morte: "Colori, uno su tutti rosa arancio come contenta, le rose sono rosa e la rosa rossa è la più contata".

Senza contare che le dinamiche nella quale si è svolto il tutto hanno delle particolari caratteristiche, che potrebbero volgere il nostro pensiero a quello che viene definito il "delitto massonico". Una su tutti il ricorrente nome "rose rosse", che richiama inevitabilmente all'organizzazione "Rosa Rossa", organizzazione segreta internazionale con molti affiliati in Italia. E poi i ripetuti errori da parte di polizia, medici e giudici, che fa trasparire una volontà di insabbiare tutto alla svelta, non a caso uno degli inquirenti dichiara ad un giornalista di aver ricevuto pressioni dal Ministero dell'Interno, per la chiusura in maniera rapida e veloce del caso.

Troppe domande senza risposta.
Tutto questo, tutte le dinamiche ambigue e i fatti non chiariti potrete trovarli egregiamente illustrati nel sopracitato libro di Philippe Brunel, "Gli ultimi giorni di Marco Pantani", una vera e propria cronaca degli eventi, analizzati da chi conosceva bene il "Pirata".

Ma v'è un altra vicenda agghiacciante che rende ancora più torbida la vicenda. La morte del meno famoso Valentino Fois, compagno di squadra di Pantani, che denunciò il doping nel ciclismo durante la trasmissione di Italia 1, Le Iene, pochi giorni prima di essere trovato morto a causa di un "malore", morte simile se non identica a quella del pirata, nella propria abitazione. Sgomento totale anche in questo caso, supportato dal fatto che lo stesso Fois era in compagnia di un compagno di squadra la sera prima della morte, che dichiarò:

"Ci siamo allenati insieme fino a quattro giorni fa - ha detto - Siamo stati insieme anche ieri pomeriggio; abbiamo bevuto un aperitivo poi l'ho riaccompagnato a casa verso le 20, perchè mi ha detto che sarebbe andato a trovare Rachele, la sua fidanzata. Stava bene, non so cosa sia potuto accadere".

Possibile che un ragazzo di 34 anni in piena salute muoia a causa di un non ben definito "malore", proprio poco dopo aver dichiarato pubblicamente che nel ciclismo c'è del marcio? E' possibile che nelle due morti ci sia un collegamento? Stesse dinamiche, stesse dichiarazioni contro un mondo, quello del ciclismo, ipocrita, che protegge chi fa uso di droga e chi la vende sopratutto. A volte se si vanno a toccare cupole così potenti si rischia davvero grosso. E il prezzo da pagare per il proprio coraggio è quello della propria vita.

Ringrazio Paolo Franceschetti per il proprio articolo, dalla quale ho preso spunto per la creazione di questo: http://paolofranceschetti.blogspot.com/2008/04/lomicidio-massonico-2-il-caso-pantani-e.html

La verità è la nostra libertà