Da DNAMAGAZINE
Di Giulietto Chiesa:
Dovrei mettere il punto interrogativo, per prudenza. Io non l’ho visto, non ho le prove. Ma chi lo dice è stata ammazzata e non era l’ultima arrivata sulla scena pachistana. E la sua morte, molto recente, mi pare come una conferma indiretta della validità della sua rivelazione. Per questo non metto il punto interrogativo. Lo mettano
i maestri del giornalismo - italiano e mondiale - che hanno taciuto, insieme alle mille verità dell’11 settembre, anche questa notizia. Per oltre due mesi. Esattamente per due mesi e 11 giorni. Perché questa notizia, con la “N” maiuscola, risale al 2 novembre 2007.
L’autrice si chiamava Benazir Bhutto. Il luogo della rivelazione il programma in lingua inglese di Al Jazeera “Over the World” condotto da David Frost, che appunto commenta con Benazir l’attentato dell’Ottobre precedente che aveva fatto 158 morti, al suo primo ritorno in patria.
Benazir dice, testualmente che «the man who murdered Osama bin Laden» è Omar Sheikh. Ho controllato (e molti prima di me): le labbra dicono proprio così. Qualcuno ricorderà che Omar Sheikh è quell’alto ufficiale del servizio segreto militare pakistano ISI che consegnò 100 mila dollari a Mohammed Atta nei giorni immediatamente precedenti l’attentato dell’11/9. Qui finisce la notizia e comincia lo scandalo, anzi una matrioshka infinita di scandali, uno dentro l’altro.
Il primo è sbalorditivo. Al Jazeera ha la notizia in diretta. Il suo conduttore, David Frost, uomo esperto, sembra non accorgersene. Non interrompe Benazir, non chiede chiarimenti. Il secondo scandalo è il silenzio di tutti i media occidentali (e ovviamente italiani). Anche se Benazir Bhutto avesse detto il falso la sua dichiarazione sarebbe stata una bomba atomica nel panorama mondiale.
Se non altro per essere smentita. Invece nulla. Silenzio. Non se ne sono accorti? Guardo sul contatore di You Tube, questa sera, 13 Gennaio 2007, e vedo che 292.364 persone hanno visto quel video.
Tutti meno i direttori di tutti i giornali e di tutte le tv dell’Occidente. Altre decine di file tv, su You Tube, su Wikipedia,
altrove, analizzano, commentano, da due mesi, e nessuno scrive una riga, nessuno dei media del “mainstream” dedica una riga, un’immagine all’esplosione di interrogativi contenuta in quelle parole.
L’Economist, illustre paravento quant’altri mai, ha appena dedicato una copertina del suo penultimo numero al Pakistan, definendolo “il luogo più pericoloso del mondo”, ma non ha dedicato nemmeno una mezza riga a questa notizia. E noi siamo tutti impegnati nella lotta mondiale contro il terrorismo, ma nessun governo, nemmeno il governo americano, nemmeno la Cia, nemmeno l’Fbi, si accorgono che colui che ci hanno additato come capo del
terrorismo mondiale è stato ammazzato, o potrebbe essere stato ammazzato. Il presidente George Bush continua a ripetere le sue giaculatorie sul terrorismo e le sue minacce all’Iran e nessuno gli ha detto niente. Nemmeno quel dio sulla spalla del quale, quando è di cattivo umore, piange la mattina, dopo averlo pregato di scendere a fargli compagnia. Non chiedono nemmeno di sapere quando, eventualmente, sarebbe stato ammazzato. Forse perché qualcuno teme di avere mandato in onda una sua dichiarazione in video post mortem senza saperlo. Chissà se adesso Umberto Eco andrà a rivedere i suoi commenti sulla mancanza della “gola profonda” per l’11 Settembre. Certo la povera Benazir Bhutto non era, finché fu viva, una gola profonda. Lei non c’entrava con l’11 Settembre. Ma adesso a me risulta più chiaro perché l’hanno ammazzata. Sapeva troppe cose e una di queste l’ha detta. Ed è bastata. Il resto ci riguarda. Come possiamo tollerare ancora di essere costretti a lasciare nelle mani di bugiardi e cialtroni l’informazione nel nostro Paese?
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