martedì 4 dicembre 2007

11 settembre

11 settembre - troppe incongruenze

Su un fatto sono tutti d'accordo: l’Fbi sapeva prima dell’11 settembre che i terroristi stavano progettando di attaccare gli Stati Uniti usando gli aerei come missili, e le dichiarazioni del consigliere per la Sicurezza Nazionale Condoleezza Rice – cioè che informazioni del genere non esistevano – sono “una clamorosa bugia”. Lo sostiene Sibel Edmonds, una traduttrice turco-americana che ha lavorato per l’ufficio investigativo nei sei mesi successivi agli attentati al World Trade Center e al Pentagono, e che la scorsa settimana ha testimoniato davanti alla Commissione istituita per indagare sulle eventuali mancanze dell’intelligence nel prevedere gli attacchi. Insieme alle dichiarazioni dell’ex capo dell’anti-terrorismo Richard Clarke, le rivelazioni della Edmonds minacciano di intaccare ulteriormente la credibilità dell’attuale amministrazione proprio nel campo su cui Bush ha puntato tutto per essere rieletto: la sua leadership nella guerra al terrorismo.

Nonostante una corte le abbia ordinato di non rivelare i dettagli, coperti dal “privilegio del segreto di Stato”, la Edmonds ha parlato senza mezzi termini in un’intervista al quotidiano britannico The Independent. “C’erano informazioni generali sulla tempistica, sui metodi da usare – ma non esattamente su come sarebbero stati usati –, sulle persone già sul territorio e su chi stava ordinando questi attacchi terroristici. Venivano menzionate delle città. Metropoli, con grattacieli”, ha detto. “Ho fornito alla Commissione dettagli su documenti investigativi specifici, su date specifiche, su obiettivi specifici, e su chi era a capo delle indagini. Ho dato tutto il necessario affinché la Commissione potesse risalire all’intero processo e seguirne gli sviluppi. Questo non è solo sentito dire, sono cose documentate. E i fatti possono essere stabiliti molto facilmente”.

La Edmonds, che oltre al turco conosce anche il farsi, era stata incaricata dall’Fbi di tradurre nuovamente del materiale – in particolare le intercettazioni telefoniche di presunti terroristi – raccolto nei mesi precedenti agli attentati, per capire se c’erano state delle mancanze nelle traduzioni. Scoprì che queste erano state piuttosto chiare, e già nel marzo 2002 aveva informato l’ufficio investigativo di voler rendere pubbliche le intercettazioni da lei tradotte. Ma le fecero capire – anche proponendole un cospicuo aumento di stipendio e un lavoro a tempo pieno – che era meglio se teneva la bocca chiusa: “minacciarono anche di mandarmi in prigione”, ha raccontato al sito TomFlocco.com. La settimana scorsa, durante una conferenza stampa tenuta dopo la deposizione davanti alla Commissione, a un giornalista che le chiedeva se era stata “corrotta” per il suo silenzio la Edmonds rispose: “Può metterla così”.

Quanto sostenuto dalla donna contrasta con la tesi sostenuta da Condoleezza Rice. Nella lettera del consigliere per la Sicurezza Nazionale pubblicata dal Washington Post il 22 marzo si legge che “nonostante ciò che è stato detto da alcuni, noi non avevamo ricevuto nessun rapporto dall’intelligence sulla preparazione di attacchi terroristici negli Stati Uniti con gli aerei usati come missili, sebbene alcuni analisti avessero immaginato che dei terroristi potevano dirottare dei velivoli per ottenere la scarcerazione di militanti detenuti dagli Usa”. Per la Edmonds, quel “noi” usato dalla Rice equivale a una “clamorosa bugia”. “La Rice ha detto ‘noi’, e non ‘io’ – ha detto a The Independent –. Questo includerebbe tutti gli uomini dell’Fbi, della Cia e della Dia (l’agenzia di intelligence della Difesa, nda). E’ impossibile”. Ma questa è solo una delle tante incongruenze.

1 commento:

stuarthwyman ha detto...

stessa cosa aveva predetto Putin, mesi prima degli attentati, con articoli sulla PRAVDA russa...

Nel video lo scanner della prima pagina: http://bugietotali.blogspot.com/2007/12/non-solo-syriana-rappresentazione.html